L'Annunciazione
L’incendio del 3 dicembre 1594, provocato dai turchi, costrinse i padri gesuiti a commissionare la nuova pala don l’immagine dell’Annunciazione che arrivò a Reggio nel 1597.
L’opera seguiva le alterne vicissitudini della chiesa.
Più volte restaurata, la tela è giunta a noi nella sua splendida bellezza di una raffigurazione della Madonna che ancora oggi affascina e avvicina al mistero dell’incarnazione.
La splendida pala d’altare dell’Annunciazione più volte restaurata dalla seconda metà dell’800 ad oggi, si presenta subito al visitatore che, entrando nel piccolo spazio della chiesa, non può fare a meno di contemplarla in quanto espressione di una fine ricercatezza estetica.
L’accettazione di Maria traspare dal riverente abbassare dello sguardo, mentre riceve il messaggio divino. Le due figure, Maria e l’Angelo, sono collocate in uno spazio prospettico che si apre verso il paesaggio esterno e verso l’Onnipotente.
Spicca, nella prospettiva del luogo, il caldo e morbido rosa antico della tunica della Madonna che illumina lo sfondo scuro di una stanza che ospita semplici suppellettili quasi a voler preludere il futuro naturalismo. L’Angelo, mistica creatura, genuflesso e con un giglio nella mano sinistra, indossa una ricca veste drappeggiata ed ornata sulla manica sinistra da un gioiello ben evidente, che, nel trattenere il tessuto, gli conferisce morbidezza.
Il contrasto tra i due abiti è netto: semplice, quello di Maria che appena genuflessa accoglie il volere di Dio; ricco nei tessuti e negli ornamenti, quello dell’Angelo nunziante, che, pieno del messaggio divino, ne è dolcissimo portatore.
La comunicazione tra le due figure è regolata dai gesti delle mani: deliberatamente protesa verso il basso, la mano sinistra dell’Angelo che regge appena il giglio immacolato, simbolo dello stato di grazia di Maria, quasi a non volerlo sciupare.
La mano destra, protesa verso l’Altissimo, con due dita alzate e le altre appena piegate, mette in guardia Maria e la benedice.
Il capo della Vergine, lievemente piegato verso sinistra e, in parte coperto dal manto, è l’espressione di un mistero condiviso ed è soffuso di luce.
La semplice sedia di legno, limite tra lo spazio interno e quello esterno, è il punto verso il quale le linee prospettiche convergono, prima di perdersi nello scorcio paesaggistico che la finestra lascia intravedere.
L’opera seguiva le alterne vicissitudini della chiesa.
Più volte restaurata, la tela è giunta a noi nella sua splendida bellezza di una raffigurazione della Madonna che ancora oggi affascina e avvicina al mistero dell’incarnazione.
La splendida pala d’altare dell’Annunciazione più volte restaurata dalla seconda metà dell’800 ad oggi, si presenta subito al visitatore che, entrando nel piccolo spazio della chiesa, non può fare a meno di contemplarla in quanto espressione di una fine ricercatezza estetica.
L’accettazione di Maria traspare dal riverente abbassare dello sguardo, mentre riceve il messaggio divino. Le due figure, Maria e l’Angelo, sono collocate in uno spazio prospettico che si apre verso il paesaggio esterno e verso l’Onnipotente.
Spicca, nella prospettiva del luogo, il caldo e morbido rosa antico della tunica della Madonna che illumina lo sfondo scuro di una stanza che ospita semplici suppellettili quasi a voler preludere il futuro naturalismo. L’Angelo, mistica creatura, genuflesso e con un giglio nella mano sinistra, indossa una ricca veste drappeggiata ed ornata sulla manica sinistra da un gioiello ben evidente, che, nel trattenere il tessuto, gli conferisce morbidezza.
Il contrasto tra i due abiti è netto: semplice, quello di Maria che appena genuflessa accoglie il volere di Dio; ricco nei tessuti e negli ornamenti, quello dell’Angelo nunziante, che, pieno del messaggio divino, ne è dolcissimo portatore.
La comunicazione tra le due figure è regolata dai gesti delle mani: deliberatamente protesa verso il basso, la mano sinistra dell’Angelo che regge appena il giglio immacolato, simbolo dello stato di grazia di Maria, quasi a non volerlo sciupare.
La mano destra, protesa verso l’Altissimo, con due dita alzate e le altre appena piegate, mette in guardia Maria e la benedice.
Il capo della Vergine, lievemente piegato verso sinistra e, in parte coperto dal manto, è l’espressione di un mistero condiviso ed è soffuso di luce.
La semplice sedia di legno, limite tra lo spazio interno e quello esterno, è il punto verso il quale le linee prospettiche convergono, prima di perdersi nello scorcio paesaggistico che la finestra lascia intravedere.